Lettera: Don Rinino da Marsabit (Kenya) - Settembre 2006


E grande è stata la commozione quando ci siamo lasciati: loro (voi) di là e io di qua, fisicamente divisi da un vetro antiproiettile ma spiritualmente uniti in un cuore solo tutti però in partenza "verso casa".
Bisogna ritornare: per raccontare, per condividere, per vivere; ritornare alla vita quotidiana per viverla con più intensità e amore; ritornare per non abbandonare.
E così dopo 15 giorni "diversi" sono di nuovo qui nella "nostra terra".
E allora, permettetemi alcune riflessioni con voi.
1) L'uomo ha bisogno di una terra: abbiamo visto tanta terra, abbiamo percorso tanti chilometri su una terra a volte ostile, a volte accogliente, a volte desolante. Però in ogni terra, in ogni ambiente, abbiamo incontrato persone che hanno allargato le braccia per accoglierci. In ogni terra abbiamo incontrato un'altra Persona che ci apriva il cuore, il suo e il nostro, per vedere nel suo cuore l'Amore e per vedere con il suo cuore le persone. La terra non è solo luogo da abitare, ma è luogo di amore e di incontro.
2) Abbiamo incontrato molte persone: ognuno con una sua storia e con delle problematiche proprie, chi più ottimista e chi un po' pessimista ma realista (viva la sincerità) ma tutti, persone di Dio vicino all'uomo concreto. Dio solo può fare felice l'uomo: ma abbiamo visto tante persone con la gioia nel cuore, perché hanno vicino delle persone gioiose e che amano. Queste persone realizzano la parola del Deuteronomio (4,7):"Quale nazione ha la divinità così vicino come il Signore Dio è vicino?".
3) Ancora: questa terra, che sembrava "arida e senza acqua" e senza speranza, torna a rivivere: manca l'acqua, non c'è la strada (o almeno è impossibile!), difficili sono le comunicazioni anche attraverso i mass-media, la gente per il cibo dipende da aiuti stranieri: però il vostro aiuto è stato "carità pastorale", la vostra visita non fu del turista alla ricerca del sensazionale, ma una presenza in punta di piedi e la gente ringrazia perché sa di essere amata e non commiserata.
4) In questa terra devo far crescere in me la compassione, "Gesù provò compassione": giusto! Quanto mi diceva e mi è stato fatto notare: "A volte - forse perché abituati e provati! - si rischia di non più piangere; anzi si cercano motivazioni per avallare comportamenti e reazioni". Quanto cammino devo ancora fare! Certamente ci vuole più amore, tenerezza, pazienza, vicinanza, bontà, ascolto, dialogo, "sapersi perdere". Vedete! Quante povertà si scoprono quando un amico parla col cuore. Però la vostra compassione, come risultato della fede è sorriso, pane, carità.
5) La terra - anche la più fertile - se non è rigenerata da appropriato concime rischia di non più produrre: la carità è il concime nel giardino di Dio.
La gente ringrazia per scuole, ospedali, aiuto ai poveri e fa del proprio meglio per andare avanti e sostenere queste opere.
La Chiesa è profetica: nella luce di Gesù e con il cuore di Gesù, essa vede ciò che, solo per tradizione, l'uomo normale non riesce a vedere, anzi considera come maledizione. L'handicap e il menomato (o differente!) fisico o psichico deve essere eliminato perché "maledizione di Dio". La carità profetica della Chiesa fa scoprire parecchie persone con seri problemi fisici o psichici. E allora siamo davanti ad un'altra sfida. Il Signore ci ha mandato Suore indiane che si prendono cura dei "differenti" fisici e hanno già una loro casa. Le Suore della Carità di M. Teresa che accolgono bambini abbandonati e denutriti non hanno ancora una casa né un pezzo di terra ma la Provvidenza sta lavorando bene. C'è ancora una sfida, la più problematica, la più insignificante davanti agli occhi dei profani, ma la più amata da Dio: che sarà dei "differenti" mentali e psichici? Carissimi: la terra è per essere abitata, è un dono per tutti e sarà terra domestica per tutti e anche per la "nostra madre terra".
A tutti un fraterno abbraccio e sempre uniti nel Signore Gesù

Don Bartolomeo Rinino